Con questa pioggia e freddo non c'è molta voglia di uscire di casa, lo capisco, ma se ce la fate a mettere il naso fuori, vi segnalo questo spettacolo al Cestello. Si chiama "Bucce" e vede in scena la brava Silvia Paoli, che interpreta vari ruoli. Chi la conosce sa che da sola vale il prezzo del biglietto, chi non la conosce, ecco qualche info. Silvia Paoli, attrice, classe ’75, fiorentina, torna in città dopo la lunga tournée dell’anno scorso che l’ha vista impegnata in giro per l’Italia (Venezia, Lugano, Torino, Padova per dire alcune delle 52 date), nel Ventaglio di Goldoni diretto da Damiano Michieletto e prodotto dal Teatro Stabile del Veneto.
Formatasi alla Paolo Grassi, debutta con il regista Peter Stein, e dal quel momento è un crescendo di esperienze importanti, con Paolo Rossi prima come attrice (in D'ora in poi e La commedia è finita) e come assistente alla regia (Matrimonio Segreto), e poi alternando teatro e regia lirica al fianco di Ottavia Piccolo, Davide Riondino, Giora Fiedman.
Quest’anno va in scena a Firenze e in Toscana dei quali firma anche il testo.
Bucce, in anteprima nazionale al Teatro di Cestello sono intese come involucro, contenitore, ciò che sta a contatto con l’esterno, con il mondo. (...) Ma cosa succede quando alla buccia s’impedisce d’invecchiare, quando s’impone al tempo di fermarsi? “Quando le adolescenti si rifanno il seno a diciotto anni e le signore ottantenni ballano il can-can in televisione” continua Silvia, “il nostro corpo smette di essere testimone, diventa soggetto che ha il dovere di essere bello e giovane e così la buccia si dimentica di essere tale”.
Bucce, in anteprima nazionale al Teatro di Cestello sono intese come involucro, contenitore, ciò che sta a contatto con l’esterno, con il mondo. (...) Ma cosa succede quando alla buccia s’impedisce d’invecchiare, quando s’impone al tempo di fermarsi? “Quando le adolescenti si rifanno il seno a diciotto anni e le signore ottantenni ballano il can-can in televisione” continua Silvia, “il nostro corpo smette di essere testimone, diventa soggetto che ha il dovere di essere bello e giovane e così la buccia si dimentica di essere tale”.
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