Ne avevo già parlato nel primo post sugli eventi di Fuoriditaste, qui mi concentro su uno degli eventi organizzati al Riva Loft.
Due parole sulle Pesche di Prato, realizzate da Paolo Sacchetti, pluripremiato artigiano di origine fiorentina, e vincitrici della medaglia d’oro per la piccola pasticceria durante il XVII Simposio dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani.
Le Pesche di Prato sono due mezze sfere di pasta brioche soffice e leggera, inzuppata nell’Alkermes, il liquore medievale ricavato dalla cocciniglia (prodotto ancora secondo una eccellente ricetta segreta dall’Antica Farmacia di Santa Maria Novella), guarnite al centro con crema pasticcera e con una scorza di arancia candita, quest’ultima novità fuori ricetta e allo stesso tempo firma d’autore di Paolo Sacchetti. Non sono preparate con il frutto, ma lo rievocano nell’aspetto.
Una nota storica: il pasticcino chiamato “pesca” in effetti è presente in altre parti d’Italia, addirittura anche in Francia, tuttavia le fonti scritte dimostrano che si tratta di una tradizione pratese, come narra la cronaca di un pranzo tenutosi a Prato nel 1861 in onore del Triumviro Giuseppe Mazzoni, per il quale l’oste preparò proprio le già allora rinomate Pesche di Prato.
Secondo Paolo Sacchetti “azzardando una similitudine, si potrebbe dire che se la cucina è paragonabile alla musica jazz, ovvero fatta in parte di studio e in parte della componente dell’improvvisazione, la pasticceria è invece paragonabile alla musica di Bach: una scienza esatta che non ammette eccezioni”.
Le Pesche di Prato sono due mezze sfere di pasta brioche soffice e leggera, inzuppata nell’Alkermes, il liquore medievale ricavato dalla cocciniglia (prodotto ancora secondo una eccellente ricetta segreta dall’Antica Farmacia di Santa Maria Novella), guarnite al centro con crema pasticcera e con una scorza di arancia candita, quest’ultima novità fuori ricetta e allo stesso tempo firma d’autore di Paolo Sacchetti. Non sono preparate con il frutto, ma lo rievocano nell’aspetto.
Una nota storica: il pasticcino chiamato “pesca” in effetti è presente in altre parti d’Italia, addirittura anche in Francia, tuttavia le fonti scritte dimostrano che si tratta di una tradizione pratese, come narra la cronaca di un pranzo tenutosi a Prato nel 1861 in onore del Triumviro Giuseppe Mazzoni, per il quale l’oste preparò proprio le già allora rinomate Pesche di Prato.
Secondo Paolo Sacchetti “azzardando una similitudine, si potrebbe dire che se la cucina è paragonabile alla musica jazz, ovvero fatta in parte di studio e in parte della componente dell’improvvisazione, la pasticceria è invece paragonabile alla musica di Bach: una scienza esatta che non ammette eccezioni”.
Confermo...e' il dolce tradizionale anche del mio paesino in Abruzzo
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