Sono appena tornata dall'
Electric Party a Villa Romana. Incredibile... a volte basta davvero poco per allontanarsi da Firenze e ritrovarsi calati in un'atmosfera cosmopolita, incentrata sull'arte contemporanea, la musica e il teatro. Oltre alla serata piacevole, con uno spettacolo coinvolgente e tante persone di diversa provenienza, età, cittadinanza, la cosa che mi ha veramente sorpreso è stato il posto. A pochi passi da Porta Romana, un luogo incredibile.
Se ho ben capito, questo edificio, di proprietà della Deutsche Bank, è una
residenza per artisti, oltre che location per
eventi di arte contemporanea. In questo momento c'è un'
installazione di Ming Wong, un'artista che vive fra Singapore e Berlino. Periodicamente ci organizzano eventi, sempre gratuiti (come quello di stasera): il prossimo (25 maggio) è un concerto di musica sperimentale e contemporanea che fa parte di una serie di
7 incontri che vogliono affiancare i capisaldi del repertorio classico contemporaneo a sperimentazioni elettroniche. Ultima data 9 giugno.
Venendo a stasera... per me è difficile raccontare la molteplicità di sensazioni che ho provato... quanti stimoli. Quanta gente strana e diversa da me.
Allora, con ordine. La villa è una "classica" villa toscana con giardini, roseti, siepi. Già questo basta per restare incantati. Al centro di un giardino c'è una strana struttura in pvc e legno, per concerti ed eventi al chiuso. Una sorta di scatola magica.
Arrivo e poso la mia bottiglia di vino e una pseudo torta al cioccolato e nocciole (avevo letto che ognuno doveva portare qualcosa) su di un tavolo, mentre vengo fermata da un lettore del mio blog molto simpatico e carino che non aveva mai commentato e che mi ha riconosciuto dalla foto!
Mi accorgo che c'è anche un buffet della casa: un tavolo apparecchiato come in un matrimonio con fiori ed elbe selvatiche: dentro bellissime ciotole di ceramica e su vassoi di ogni forma, ci sono una varietà di sfiziosità a base di verdure e formaggi, tutte decorate e condite con fiori e piante... pazzesco! E per ogni piatto c'era pure la spiegazione in più lingue e la lista delle piante usate.
All'altro tavolo piatti, bicchieri, posate. Assolutamente niente di plastica.
Mentre la gente si avvicina per mangiare, alcune ragazze disseminano il parco di lampade ...da soggiorno! che buffo contrasto. E mentre sei li che mangi e bevi, nel chiaroscuro del crepuscolo, e una ragazza si toglie le scarpe con i tacchi per appenderle a un ramo, e senti parlare in tutte le lingue, inglese, tedesco, italiano.. ecco che un ragazzo comincia a suonare e un altro a cantare. Sembrano usciti da Hair, da Jesus Christ Superstar o qualche altro musical anni '70, con i loro pantaloni a righe e le camicie floreali, ma sono cosi energici. Le canzoni per me ignote, sono orecchiabili e parlano di Dio e del Vietnam.
A poco a poco altre ragazze arrivano dal pubblico: ballano, cantano, recitano.
Poi entrano dentro la struttura e tutti noi li seguiamo. Seduti sul legno, per terra, assistiamo a una serie di scenette, alcune cantate altre parlate. Mi ha impressionato un pezzo eseguito da un ragazzo americano che - credo - parlasse dell'inutilità di aver speso la vita dietro ai soldi e alle cose futili (se ho capito bene). Gli attori credo provengano da tutto il mondo ma studiano al
workcenter di Pontedera.
Alla fine una dj non più giovanissima ha mixato una selection musicale fantastica, alla quale rimaneva difficile resistere e non ballare.
Esco e mi trovo circondata da chi beve e chiacchera, chi sbuccia un melone, chi fuma disteso nel parco, circondato da centinaia di lucciole... una serata pazzesca e pochi metri la fuori, sento gli autobus e le auto ignare passare. Essere a Firenze e allo stesso tempo essere così distanti.
Unica scena triste della serata: a un certo punto della serata mi avvicino al tavolo con le cose portate dagli ospiti e vedo una coppia di una certa età alle prese con la mia torta cioccolato e nocciole, li per li sono contenta che a qualcuno piaccia e li osservo in disparte mentre aprono la confezione di carta. Solo che, una volta aperta, si accorgono di una ulteriore pellicola di plastica per conservarla meglio, così la signora pensa bene di prendere la torta (piuttosto sottile) e infilarsela in borsa e andarsene via! sono rimasta cosi pietrificata da questa scena che non sono riuscita a dire niente.